Anche nei momenti più bui arriva la luce, quando meno te l’aspetti!
Con il sessantesimo “classico” la Disney si riprende la statuetta più ambita del cinema interrompendo un digiuno che risaliva al 2017, quando a vincere fu il bellissimo Zootropolis (B. Howard, R. Moore, 2016).
Analizzando i freddi numeri, è solo il quarto film targato “Disney e basta” che riesce a trionfare agli Oscar! Infatti, prima di Encanto (B. Howard, J. Bush, 2021) e del sopracitato Zootropolis, gli unici due film d’animazione Disney a vincere furono Frozen (C. Buck, J. Lee, 2014) e Big Hero 6 (D. Hall, C. Williams, 2015).
Sembra il vaneggiamento di un folle ma è la verità: da quando è salita in cattedra la Pixar, per quanto riguarda la statuetta di Zio Oscar, in venti anni non c’è stata praticamente storia per nessuno, a parte qualche sporadica scorribanda Dreamworks, Studio Ghibli, Sony et similia…tanto meno per la “fabbrica dei sogni” più famosa della storia!
Da grande ammiratore per i prodotti di animazione, c’è da dire che se l’Academy avesse istituito il premio negli anni ’90, le cose sarebbero andate in maniera leggermente diversa: in quel decennio rinominato da molti “rinascimentale”, i Classici Disney hanno regalato parecchie gioie a noi “pseudo adulti” nostalgici, e mi è impossibile non approfittare di questa meravigliosa pagina della storia, per ricordare l’impresa de La Bella e la Bestia (G. Trousdale, K. Wise, 1991), primo prodotto d’animazione nominato addirittura come miglior film (correva l’anno 1991 e, a quel tempo, la cinquina era una cosa sacra).
In preda a disneyite acuta, mi rendo conto di essermi dilungato in un amarcord del tutto inutile e soggettivo, per cui vi chiedo scusa e provo a rimettermi in carreggiata!
Si parlava di Encanto che arraffa la statuetta facendo storcere parecchi nasini raffreddati… ma analizzando un po’ la concorrenza, amici miei, non griderei allo scandalo. Capisco il dispiacere per Luca – Disney Pixar – firmato dall’italiano Enrico Casarosa, ma il mito della Vespa e un’atmosfera anni ‘60 farcita di buoni propositi, non è bastato a convincere quei rimbambiti dell’Academy. Luca, a mio parere, ha il difetto di avere un nome in produzione troppo ingombrante: essendo un prodotto Pixar, la troppo alta aspettativa, lo ha condannato a film “minore” rispetto alla filmografia cui siamo abituati in casa pixariana – purtroppo è così!
Luca è comunque un film godibilissimo e l’amor di patria mi spinge a consigliarlo: rimango dell’idea che se fosse stata una pellicola totalmente italiana e indipendente, l’avremmo osannata come perla da recuperare assolutamente, ma pazienza!
Scorrendo la lista dei film d’animazione candidati quest’anno, abbiamo anche Raya e l’ultimo drago (C. Lòpez Estrada, D. Hall, 2021) sempre di produzione “Disney e basta”, come 59esimo classico. È una sorta di Trono di Spade (2011-2019), con una spolverata di Dragon Trainer (C. Sanders, D. DeBlois, 2010), e quel tocco di epicità alla Signore degli Anelli che, per carità, è molto bello e avvincente, dal buonissimo ritmo e l’animazione in CGI, ma non mi ha poi entusiasmato più di tanto!
Qualcuno di voi si sarà ribaltato dalla sedia, meditando vendetta per un tale commento, ma la sceneggiatura di Raya, dopo un ottimo inizio, sembra incespicare in trovate semplicistiche per raggiungere il tanto agognato finale.
Intrattenimento buono, indiscutibile messaggio da Peace&Love, ma “miglior film” è decisamente un’altra storia…
Il discorso invece si complica con gli ultimi 2 film rimasti: Flee e i Mitchell…
Flee (J. P. Rasmussen, 2022) complica e non poco i giochi, infatti può fregiarsi di avere in assoluto la storia migliore, ma mi risulta davvero difficile affiancarlo agli altri prodotti di animazione in gara. Vi vedo dell’imparità di cui Flee non può avere colpe: è come se dovessimo scegliere il migliore tra Topolino, Paperino, Pippo e Primo Levi animato! Ho resa l’idea?
Flee è una grande testimonianza di cinema, un gioiello di rara bellezza adatto ad un pubblico adulto. Un film duro che utilizza il genere documentaristico e lo fonde con grande coraggio ad un’animazione semplice, efficace per poter raccontare degli orrori della guerra in Afghanistan. Come accadde con lo straordinario Valzer con Bashir del 2008 di Ari Folman (che vi stra-consiglio di recuperare!) per quanto mi riguarda, avrei candidato Flee unicamente nella sezione miglior film straniero. È fuori discussione il fatto che poche pellicole d’animazione (anzi, forse nessuna a parte Flee), possano vantare di aver ricevuto 3 candidature così importanti come miglior film internazionale, film d’animazione e documentario quindi… chapeau!
Di tutt’altra pasta è fatto il tanto pregevole quanto sorprendente: I Mitchell contro le macchine (M. Rianda, 2021), forse l’unico film che avrebbe potuto infastidire Encanto.
Brillante, divertentissimo, intriso di nerdaggine fin sopra ai capelli proprio come piace a noi…e con una “mission impossible” gradevolissima e mai stantia, anzi, forse il contrario!
Intrattenimento con la I maiuscola che riempie gli occhi e il cuore di gioia. Ma come potevano i Mitchell battere Encanto, se erano già occupati a salvare il mondo? Forse, era chiedere troppo.
Voi però recuperatelo assolutamente perché
1) merita
2) magari ne riparleremo di persona ad Amantea Comics!
Dunque, ragazzi cari, siamo ritornati a bomba, come diceva la mia maestra delle elementari.
and the Oscar goes to: Encanto!
Con una colonna sonora veramente squisita, gli autori di Encanto ci portano in Colombia e nei ben rodati panni del musical, accompagnandoci nel mondo della portentosa famiglia Madrigal, e facendoci scoprire subito dopo che la giovane protagonista Mirabela è l’unica in famiglia a non possedere il “dono magico”.
In un film ricolmo di magia e notevoli effetti speciali, empatizzare con la “normalità” di Mirabela è doveroso, quasi spontaneo. Ci ritroviamo dinanzi ad un brutto anatroccolo latino americano, in cui il giovane pubblico non può non fare a meno di identificarsi (o, quanto meno, di volerle del bene).
Encanto, senza mai annoiare, è soprattutto un film sulla famiglia, sull’importanza del volersi bene. Infarcito di belle canzoni (meritevole di nota la toccante Dos Oruguitas che impreziosisce il film di un momento molto diabetico) di un buon ritmo, di una tecnica eccelsa, ma soprattutto di un importante messaggio di inclusione, e di quell’accettazione del diverso che sicuramente è una strada assai battuta, ma che, diciamocelo: funziona quasi sempre!
A mio parere il film vincitore di quest’anno, pecca “soltanto” della mancanza di un villain di un certo spessore, dando al film la verve che da un po’ di tempo in casa Disney è stata abbandonata.
Dove son finiti gli Scar che avrebbero venduto perfino la loro madre pur di riuscire ad ottenere i loro malvagi – quanto discutibili – scopi?
Che fine hanno fatto le suscettibili Malefiche che avrebbero tolto il saluto per un mancato invito al tuo diciott’anni? Amicizia vera eh, non quella dei social!
E poi Ade, Frollo, Gaston, Ursula, Jafar…
Speriamo tornino presto, perché a me mancano un po’. Nel frattempo ci teniamo stretto quello che passa il convento.
Lozio de I Cinefamelici