La collina dei conigli

QUANDO L’ANIMAZIONE DIVENTA HORROR

  La collina dei conigli

Watership Down

PROLOGO

Nel 1942 il signor Walt Disney e la sua crew di mascalzoni (giunti al quinto classico d’animazione) probabilmente a loro insaputa, aprirono le danze al connubio più impensabile che mente umana – a quel tempo – potesse partorire: ovvero quello di associare ad un innocuo cartone animato, l’etichetta del genere horror.

Avete letto bene: Bambi = Horror!

Poesia, vero?

Con la meravigliosa – quanto angosciosa – scena della morte della madre di Bambi, infatti, si scrive un pezzo di storia. Per la prima volta ci viene sbattuta in faccia (e si presume in tenera età) un trauma forte come quello della perdita di un genitore che il dramma non può passare (e non passerà) inosservato, colpendo tutte le generazioni a seguire!

Ammetto che, personalmente, ho sofferto molto di più per la toccante morte di Mufasa. Non me ne vogliano i fan datati della signora Bambi, ma rimane da sottolineare il fatto che se son passati 80 anni e siamo ancora qui a parlarne, vuol dire che quella scena merita e la bellezza sta nel non vedere assolutamente nulla di tangibile. Nessun cadavere, neanche una goccia di sangue… ci ritroviamo ad assorbire solo input strazianti e veniamo travolti da un malessere che, in un cartone animato, probabilmente non si era mai visto prima.

Riassumendo: la storia insegna che se c’è un cartone animato da scomodare tra quelli che hanno lasciato un brutto ricordo o, per l’appunto un trauma degno di nota, signori quel posto spetta a Bambi… non ci piove!

Di certo è pazzesco pensare che una rivista come il Times Magazine abbia inserito Bambi nella top 25 dei film horror di tutti i tempi! Lo sapevate?

Ma il meglio doveva ancora venire…

RICHARD ADAMS E WATERSHIP DOWN

Nel 1972 il britannico Richard Adams, dopo numerosi tentativi falliti, riesce finalmente a trovare una casa editrice (la Rex Collings Ltd) che avesse le palle ma soprattutto la voglia di pubblicare il suo romanzo: Watership Down, ovvero La collina dei Conigli!

Ancora una volta la “poesia” prende il sopravvento. Infatti dovete sapere che il libro che in seguito venderà più di 50 milioni di copie in tutto il mondo, nasce essenzialmente da una storiella che il signor Adams propinò alle sue figlie, osiamo pensare per il semplice scopo di spaventarle con una favola della buonanotte poco raccomandabile… in realtà, fonti ormai certe, rivelano che il racconto esce fuori dalle labbra del cantastorie inglese durante un viaggio in auto.

Fantastico!

Comunque  sia, dietro insistenza delle due bambine svezzate in età prematura a temi come morte e distruzione, Adams decide di mettere su carta la sua preziosa creatura che, come detto, farà fatica a vedere la sacra luce della pubblicazione letteraria perché ritenuto un racconto troppo insidioso per dei giovani rampolli, così infarcito di violenza, morte, sopravvivenza; insomma molto più adatto ad un pubblico adulto, ma non così tanto per il suo vestire di fatto i panni del racconto per ragazzi. Un paradosso che per fortuna si risolse nel 1972 e, ad oggi, Watership Down è considerato un classico della letteratura contemporanea!

«L’opera di Adams è un glorioso inno alla resilienza umana (o dei conigli) e all’istinto di sopravvivenza nelle condizioni più avverse», scrisse Selma Lanes sulla New York Times Book Review. I critici paragonarono il libro di Adams all’Odissea di Omero e all’Eneide di Virgilio per i suoi tratti epici, ricco di simbolismi e spunti di riflessione non di poco conto.

WATERSHIP DOWN DIVENTA UN FILM D’ANIMAZIONE

Nel 1978 la nostra decantata “poesia” raggiunge finalmente l’apice assoluto.

Sei anni dopo la pubblicazione del romanzo, arriva in sala il caso cinematografico più meraviglioso della storia dell’animazione! Acquisiti i diritti del libro di Richard Adams, parte finalmente il progetto di farne un film animato. L’arduo compito è affidato a Martin Rosen che sbattendosene altamente dell’equazione: film d’animazione = opera per bambini, costruisce il suo bel cartone animato senza omettere l’orrore, il sangue, la violenza che i nostri amati coniglietti saranno costretti a vivere nella loro avventura rimanendo il più fedele possibile alla storia originale; cosa al quanto rara ai tempi.

Con un prologo sublime che ingannerebbe qualsiasi genitore sano di mente, abbocchiamo tutti all’amo del Wow! Che bello!

Questo mi sembra un bel cartone, bambino mio! Non muoverti e guardiamo un po’ come va a finire! Da bravo…

Mai scelta fu più pessima… ma cerchiamo di immergerci nel contesto storico in cui ci troviamo: siamo nel 1978, per intenderci megio, in quel decennio la Disney uscì con Gli Aristogatti, Robin Hood, Winnie the Pooh… robette leggere, divertenti, puro intrattenimento per famiglie con protagonisti dei simpatici animali antropomorfizzati.

Tim Burton (prima di seguire la sua vocazione artistica) faceva ancora la gavetta per la Disney lavorando come animatore per Red&Toby (1981); per una roba un po’ più cruda e angosciante, sarebbero mancati altri quattro anni: infatti lo splendido di Brisby e il segreto di Nimh del mio caro amico Don Bluth uscì solo nel 1982.

Insomma, il mondo occidentale era abbastanza sedato in quel periodo!

Dunque La collina dei conigli, come avrete capito, non segue affatto i canoni a cui tutto il mondo è stato abituato, distinguendosi dalla concorrenza e in maniera costante per tutta la durata del film.

Clamorosa fu la svista nel Regno Unito (e non solo) di classificarlo come un film adatto a tutti. Per nostra “sfortuna” non tutti abboccarono, infatti Watership Down venne censurato in diversi paesi per i suoi contenuti violenti e fin troppo espliciti, e parecchi articoli testimoniarono la più totale disapprovazione a tal proposito.

Per i fortunati figliuoli di 6, 8, 10 anni cui la censura non ha compromesso la visione dell’opera, il trauma fu garantito: uno shock cento volte superiore a quello visto in Bambi e, cosa più importante, in più punti della pellicola (giusto per citarne uno: la scena dei poveri conigli intrappolati e morti di asfissia, è poesia horror allo stato puro, roba che Maus di Spiegelman sembra una cosetta da nulla).

Fu così che l’animazione, senza nessun preavviso, si trasformò in un horror psicologico a tutti gli effetti, traumatizzando un’intera generazione di giovani leve che di mestiere adesso fanno i Serial Killer!

EPILOGO E REFERENCES

Mi suggeriscono dalla regia che sarebbe cosa buona e giusta snocciolarvi un pizzico di trama per completare il mio immane sforzo giornalistico:

La collina dei conigli è ambientato nella campagna inglese e racconta la storia di un coniglio chiamato Quintilio che ha una visione riguardo la distruzione della tana in cui abita con altri conigli. Così, con un gruppetto che comprende anche suo fratello Moscardo, decide di partire alla ricerca di una casa più sicura, arrivando nella tranquilla collina di Watership, dove il gruppo dovrà fare i conti con nuovi ostacoli e sarà costretto a vedersela con una conigliera rivale.

Con tutte le pecche per un’animazione non eccelsa e il peso degli anni che grava sul suo groppone, per noi amanti del buon cinema La collina dei conigli rimane comunque un film da recuperare. Anzi, voglio rovinarmi dicendo che è un cult assolutamente da non perdere (senza bambini troppo piccoli però… lasciamoli crescere prima di punirli come si deve, ok?)

NETFLIX – Nel 2018 su Netflix esce una serie di Watership Down completamente in CGI in 4 puntate, molto più accessibile al giovane pubblico. Opera più completa che approfondisce meglio alcuni capitoli, ma il budget limitato non ha permesso il salto di qualità a livello tecnico che la stessa avrebbe meritato. Notevole il cast nella versione originale: James McAvoy, Nicholas Hoult, Ben Kingsley, Tom Wilkinson, Olivia Colman, Rosamund Pike, Daniel Kaluuya ecc…

Bright Eyes di Art Garfunkel – È la canzone presente nel film, ascoltabile nella fantastica scena in cui Quintilio guidato dallo Spirito del Coniglio Nero, attraverso visioni oniriche, raggiunge il luogo ove suo fratello Moscardo si è nascosto.

Bright Eyes nel 1979 in Belgio, Olanda e Regno Unito riuscì a piazzarsi in prima posizione in classifica.

Donnie Darko – Il costume da coniglio di Frank (James Duval) è un omaggio al romanzo. Nei director’s cut è presente una scena in cui Drew Barrymore mostra agli alunni della sua classe proprio il suddetto adattamento cinematografico diretto da Martin Rosen.

Dylan Dog 263 – La collina dei conigli sceneggiato da Michele Medda con i disegni di Nicola Mari, è liberamente ispirato al romanzo di quel pazzo di zio Richard.

Il gruppo metal modenese Trick or Treat, omaggia La collina dei conigli con un concept album in due volumi: Rabbit’s Hill molto apprezzato dalla critica!

Un abbraccio “animato”

LoZio Yankee de I Cinefamelici

Amantea Comics

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